Puppy Play Psychology
Tempo fa ho avuto modo di imbattermi in un handler che aveva avuto due splendidi rapporti con altrettanti splendidi puppy italiani, la cosa che mi ha colpito di più e che di professione è psicologo e quindi non mi sono lasciato scappare l’occasione di intervistare un “professionista della mente” e di chiedergli un parere professionale e il suo punto di vista sul puppy play. Ha accettato di farsi pubblicare a patto che non ne diffondessimo le generalità.
Ecco l’interessantissima l’intervista che mi ha rilasciato:
La mia esperienza in questo mondo è iniziata un po’ per gioco, le mie esperienze con dicevo sono venute un po’ per caso e sperimentazione (diciamo così). Quando avevo un ragazzo ho trovato una persona che praticava già, a suo modo, il puppy play e mi ha iniziato un po’ in questo mondo: ho così avuto la possibilità di incrociare, diciamo, quelli che erano dei miei interessi e le mie passioni a livello sessuale, e farlo in un ambito a me idoneo, perché il mondo Master Slave era diventato limitante, dato che il fattore di dominazione fisica, a volte violenta, prendeva il sopravvento e io non ero interessato molto a queste pratiche. Così mi sono avvicinato con l’aiuto di questo ragazzo (e successivamente con un altro partner) al mondo del Puppy Play.
Dal punto di vista personale e soprattutto professionale come reputi il Puppy Play e le pratiche fetish. E come mai secondo te il Puppy Play si sta diffondendo sempre di più? è solo un fatto di moda o c’è qualcos’altro sotto?
All’inizio, con queste pratiche, mi ponevo molti dubbi su quelli che erano i risvolti psicologici insiti in questi role play. Anche perché, purtroppo, viviamo in un contesto sociale, soprattutto in Italia, in cui il mondo del fetish viene visto spesso come qualcosa di “lascivo” o di “perverso”, di poco consono o di malato, il che non è propriamente vero. A volte può essere lascivo, ma malato propio no. E’ certamente un mondo particolare, nel quale ci si addentra ponendosi delle domande. E la domanda che mi sono posto io in primis era se c’era qualcosa che non andava nella mia mente: la risposta è stata “no”. Il dubbio è durato molto poco, ma anche io me lo sono posto! Purtroppo il fetish, in una concezione anche abbastanza cattolica, viene visto come qualcosa di negativo, di corrotto, di squallido, da fare da nascosto.
Questa è ormai una concezione superata anche in medicina, oggi: fino a 50 anni fa, anche clinicamente, le perversioni venivano considerate come una devianza alla sessualità ma in maniera “dispregiativa”.
Attualmente non è più così: le “perversioni”, dette più propiamente PARAFILIE, in ambito medico sono considerate delle pratiche assimilabili per così dire a delle abitudini sessuali.
E’ da tenere in considerazione il fetish come una nostra incapacità – generatasi nella prima infanzia – di percepire una persona come una “unità”. Nelle prime fasi dello sviluppo, delle figure formative cardini, come ad esempio la madre, rimane una serie d’impressioni separate l’una dall’altra: un seno che nutre; un capezzolo che si afferra con le labbra; una voce che consola; mani che dispensano carezze; una bocca che bacia; dei capelli che fanno il solletico e così via.
In questo modo l’adulto comporrà poi l’immagine del partner ideale.
Così prende originariamente forma il feticismo. E quando l’innamorato chiede alla sua donna una ciocca di capelli, una lettera o una cartolina profumata, quando conserva il suo fazzoletto o il suo indumento, in lui riaffiora qualcosa di quello stadio.
Ben diversa, certo, è l’esistenza del feticista vero e proprio, che può implorare inizialmente solo un pelo pubico, un reggiseno o un paio di mutandine e, ad uno stadio ulteriore, trascendere al furto di biancheria intima in un negozio o dalla fune del bucato.
Ma è innegabile una radice comune.
Nei Tre saggi sulla teoria sessuale Freud afferma che “un certo grado di feticismo è di regola proprio dell’amore normale, in special modo in quegli stadi di innamoramento nei quali la meta sessuale normale appare irraggiungibile, oppure sembra negato il suo adempimento. (… ) Il caso patologico subentra solo quando il desiderio del feticcio si fissa al di là di questa condizione e si sostituisce alla meta normale, inoltre quando il feticcio distaccato dalla persona diventa unico oggetto sessuale” (IV, 467). Potremmo descrivere il passaggio ad un feticismo patologico attraverso degli stadi;
- (primo stadio)l’uomo vuole vedere inizialmente la il/la partner con una determinata biancheria intima ( ad esempio in calze a rete nere);
- (secondo stadio) successivamente basteranno soltanto queste ultime per masturbarsi;
- (terzo stadio) non sentirà neppure più il bisogno di masturbarsi e l’orgasmo subentrerà al solo guardare, toccare o indossare lui stesso le calze;
- (quarto stadio) infine, non sarà neppure più in grado di avere un orgasmo, perché a parità di stimolo la reazione diminuisce nel tempo. Quanto più è maniacale l’ossessione sessuale, tanto minore il soddisfacimento. Ma anche l’inverso: meno soddisfacimento procura l’ossessione, più maniacale diventa l’ossessione stessa. E’ un circolo vizioso
Prendendo come esempio la scala che ti ho fatto, una perversione (parafilia) diventa una patologia vera e propria quando inizia a creare dei disturbi sul comportamento della persona.
Il mondo dei Puppy però mio avviso non rientra propriamente in questo ambito. Semplicemente credo che coloro che praticano il Puppy Play abbiano avuto il modo di trovare una giusta combinazione tra una pratica molto particolare e una salute psicologica, almeno per come almeno la vivo io; ma indiscutibilmente ho potuto constatare che alla base c’era sempre una grande consapevolezza del ruolo che si sta interpretando in quel momento.
Fondamentalmente io credo sia dovuto al fatto che in un momento particolare della vita ci sia la consapevolezza, la capacità e la forza rivoluzionaria, diciamo così, di abbandonarsi completamente a un’altra persona, calandosi in un ruolo, con dei sistemi con delle regole – spesso non dette – che permettano di essere completamente liberi in un rapporto nel quale almeno in apparenza la libertà non c’è.
Io sono sempre stato convinto che fondamentalmente, sia in un rapporto tra padrone e schiavo sia in quello handler e puppy, in realtà sia il “cagnolino” quello che comanda veramente, così come comanda lo schiavo.
Comandare nel senso che è colui che dirige la sessione è colui che dirige la pratica, l’intensità, i limiti e tutto il resto.
E’ un rapporto che si costruisce nel tempo. Poi esistono le “sessioni” che vediamo nei cruising o nelle serate fetish, e per carità ci stanno pure per divertirsi, ma quello è un altro discorso.
Invece per quanto riguarda il rapporto tra un Puppy è un Handler, a mio avviso, vieni a cambiare tutto, perché si crea un vero e proprio rapporto personale tra due persone; un rapporto nel quale metaforicamente ci si denuda entrambi dei propri soliti ruoli e se ne vestono altri. E’ un rapporto nel quale si è strettamente interdipendenti in senso positivo, per cui io magari non vedo il mio cucciolo per una settimana ma lui manda l’audio dove abbaia. E’ un esempio stupido, però sono quelle piccole cose, quelle piccole caratteristiche che permettono di costruire un rapporto intimo differente dal rapporto con il propio partner.
Immaginiamo un ventenne che vede tutto ciò come un semplice gioco, cioè come una semplice pratica sessuale, come un passatempo erotico. Nel momento in cui si crea un legame forte, però, si crea una dipendenza tra due persone, dipendenza intesa in senso positivo ovviamente. La sfera affettiva o il modo in cui concepire in futuro le relazioni o la propria sessualità può essere influenzato o distorto dal tipo di rapporto base che si è creato a suo tempo con questa persona.
Il modo migliore per affacciarsi al puppy play sia quello di parlarne di informarsi e di approfondire, tu Zaush hai un sito in cui parla di puppy play e in cui io stesso vado a leggere ogni tanto quello che succede, quello che fate, le novità: questo può essere una base di partenza.
Quindi confrontatevi, parlatene, ma soprattutto cercate di capire e cancellare il concetto che sia una cosa sbagliata, una cosa perversa, una cosa da fare di nascosto dagli altri “perché poi pensano che siete malati”.
Professionalmente e personalmente vi dico: NO nessuno di voi che pratica il Puppy Play in modo consapevole è malato, nella maniera più assoluta. Quello che fate o vorreste fare è semplicemente una “pratica” o almeno uno dovrebbe arrivare la consapevolezza di dire è una “pratica divertente” nella quale ci si “da” a un’altra persona in alcuni casi in maniera molto bella, come ho avuto modo di vedere e che si arriva a un livello talmente intimo, talmente particolare, talmente stimolante, che credo si raggiunga soltanto in rari casi nelle coppie per così dire “normali”.
E il sesso?
Sì certo anche in questa pratica si fà, però io direi che in questo caso non è proprio il fulcro, ma è qualcosa di correlato, io credo che in un rapporto Handler / Puppy se lo si fa non è perché si ha bisogno della s******, perché quella la trovi anche in altro modo. E’ perché c’è bisogno di qualcosa in più celebrale, c’è bisogno del donarsi l’uno al altro in tutti i modi possibili e quindi ovviamente anche sessualmente.
Credo che la pratica del Puppy Play sia abbastanza rivoluzionaria o quantomeno sia un giusto compromesso con il mondo moderno. In un mondo nel quale la dinamica è: Produci – Consuma -Crepa, avere un luogo protetto nel quale lasciarsi andare liberamente, divertirsi e giocare è qualcosa da tenere in grande considerazione.
Quindi quello che dico a chi vuole approcciarsi a questo mondo è: informarsi, capire un po’ come funziona e non inventarsi Master quando non lo si è, o non si è capito come lo si fà; non eccedere nell’invadere nella sfera personale degli altri (o almeno non subito) e farlo in maniera molto serena, cioè essere consapevoli che le parafilie sono una cosa naturale (se non portate a livello patologico) e possono essere anche divertenti.
Ricordo di aver visto una foto con voi Puppy di Milano e Mara Venier. Ecco quella era una cosa molto interessante. Esprimeva in un contesto pubblico la positività di una pratica che si svolge in privato. Personalmente mi piace di più vedere magari due amici che si fanno una foto con le loro maschere da puppy o un handler che accarezza il suo cucciolo in un momento appartato in un parco piuttosto che vedere 7 cuccioli portati al guinzaglio al Gay Pride, ma non perché non sia giusto o ci si debba vergognare di mostrare anche quello, solo credo che – in un Italia ancora fortemente cattolica – sia difficile far passare il messaggio corretto. Quindi personalmente approvo di più in pubblico la simpatia e goliardia rispetto al erotismo: purtroppo credo che non tutti nel nostro paese siano pronti per vedere, assimilare e non condannare ciò che non comprendono. Speriamo che questa mentalità cambi al più presto.
Grazie per questa fantastica intervista saresti disponibile a ricevere in privato ovviamente email dai lettori del mio blog nel caso qualcuno volesse approfondire l’argomento o volesse un consiglio specifico?
Zaush, come al solito hai fatto centro!!
L’ intervista al tuo amico psicologo è veramente interessante e utilissima ; sarebbe molto bello scambiare quattro chiacchiere con lui
Complimenti e grazie
PS le nuove foto sono bellissime !
A presto
Beppe